Mobilità, prezzi, carburanti: cosa ci dice davvero il calo dell’elettricità?

Mobilità, prezzi, carburanti: cosa ci dice davvero il calo dell’elettricità?

Nel 2025, abbiamo assistito a un evento emblematico: per sei ore consecutive, dalle 11:00 alle 17:00, il prezzo dell’energia elettrica in Italia è sceso a zero euro. Intanto, benzina e diesel restano su livelli elevati e imprevedibili. Ma questa non è solo una questione di bollette (per quanto ci tocchino il portafoglio). È anche un indizio potente che le regole del gioco stanno cambiando. E non c’è sconto carburante che tenga.

Cosa c’è all’orizzonte? Spoiler: il sole

Bivio stradale in ambiente rurale con due cartelli: a sinistra “Incertezza €/L”, a destra “Energia 0€”; le strade si dividono simbolicamente tra combustibili fossili e fonti rinnovabili.

Nel 2025, il prezzo dell’energia elettrica all’ingrosso ha confermato il trend al ribasso iniziato l’anno precedente. Il 1° maggio, per sei ore consecutive, dalle 11:00 alle 17:00, il Prezzo Unico Nazionale (PUN) è sceso a zero euro al megawattora: un caso straordinario, ma non isolato. A favorirlo è stata l’abbondante produzione da fonti rinnovabili, in particolare il fotovoltaico, in una giornata festiva a bassa domanda.

Il 1° maggio, l’elettricità ha praticamente fatto il ponte: sei ore di servizio gratuito mentre il Paese si godeva la festa. Solo che lei, a differenza nostra, ha continuato a lavorare gratis.

Non si tratta solo di picchi momentanei. Il prezzo medio dell’elettricità ad aprile 2025 si è attestato a 99,85 €/MWh, in calo rispetto ai 120,55 €/MWh di marzo. Quando il sole splende e il vento soffia, l’energia è abbondante, locale e quasi gratuita. Le fonti rinnovabili, infatti, non hanno costi marginali: non si estraggono, non si importano, si sfruttano.

Quanto costa oggi? Dipende da chi litiga domani

Illustrazione concettuale dell’instabilità energetica globale con icone di barili di petrolio, fiamme, simboli di avvertimento e frecce, su una mappa stilizzata del mondo.

Nel frattempo, i carburanti fossili continuano a seguire traiettorie instabili. A maggio 2025, secondo i dati ufficiali, la benzina self service si attesta a circa 1,70 €/litro, mentre il diesel si aggira intorno a 1,60 €/litro. Questi valori, seppur leggermente inferiori rispetto ai mesi precedenti, continuano a mostrare una volatilità significativa, influenzata da dinamiche geopolitiche e fluttuazioni del mercato globale.

Una parte di questa instabilità ha radici ben note: la guerra in Ucraina ha innescato una profonda crisi energetica europea, aumentando la dipendenza da forniture alternative spesso più costose e meno prevedibili. Anche oggi, con il conflitto ancora in corso, il rischio di nuove impennate nei prezzi resta concreto. Non si tratta solo di guerre: bastano un taglio alla produzione deciso dall’OPEC, una crisi diplomatica o uno sciopero nei porti per far schizzare i costi.

Il gas naturale, pur calato rispetto ai picchi del 2022, resta influenzato da una filiera di approvvigionamento fragile. Chi gestisce un’impresa o una flotta sa quanto sia difficile pianificare i costi in un contesto simile. Dipendere da fonti fossili significa delegare la propria stabilità a logiche che non possiamo controllare.

Elettrico: una questione di logica (e di costi)

Dopo aver navigato tra tensioni internazionali e prezzi instabili alla pompa, conviene tornare con i piedi per terra — e le mani sul volante. Perché la logica dell’elettrico, prima ancora che nei mercati, si misura nei chilometri e nei numeri.

Ricaricare un’auto elettrica a casa, in fascia oraria F2/F3, può costare oggi meno di 0,20 €/kWh. Con consumi medi intorno a 15-18 kWh/100 km, il costo per chilometro resta nettamente più basso rispetto a qualsiasi carburante. Anche presso le colonnine pubbliche, le tariffe variano tra 0,65 € e 1,00 € per kWh, a seconda della velocità di ricarica. Le soluzioni in abbonamento e le tariffe flat permettono di mantenere il vantaggio economico.

Un pieno elettrico può costare fino al 60% in meno rispetto a uno a benzina. E a cambiare non è solo il portafoglio: l’elettrico rappresenta un approccio più stabile, più resiliente, più coerente con la transizione energetica europea.

Meno costi, meno manutenzione, più efficienza

Oltre al costo al chilometro, l’elettrico riduce le spese indirette. Un veicolo elettrico non ha cambio, frizione, filtro dell’olio, scarico. Richiede meno interventi, meno ricambi, meno soste in officina. Per chi lavora con veicoli aziendali o trasporto merci, il risparmio si somma nel tempo.

Secondo Motus-E, nel 2025 il Total Cost of Ownership (TCO) di un’elettrica è già più basso rispetto a molti modelli a combustione. Questo grazie a una combinazione di incentivi, ridotti costi operativi e maggiore efficienza energetica.

Chi prima arriva, prima si fa trovare

Auto elettrica in ricarica in un parcheggio privato, con cartelli “Qui puoi ricaricare” e “Parcheggio riservato” davanti a un edificio moderno e anonimo.

Ogni nuova auto elettrica in circolazione genera una nuova esigenza: la ricarica. E ogni luogo attrezzato può diventare un punto di riferimento. Per aziende con parcheggi privati, per strutture ricettive o attività commerciali, installare una stazione di ricarica oggi significa anticipare la domanda, offrire un servizio utile e potenziare la propria visibilità.

La rete di ricarica italiana, intanto, cresce: 65.992 punti attivi a marzo 2025, con un aumento di 11.828 unità rispetto all’anno precedente. Particolarmente significativo è l’incremento delle colonnine veloci in corrente continua, salite del 47%. In un contesto in cui l’elettricità costa meno, i veicoli elettrici si diffondono e la mobilità sostenibile diventa concreta, la ricarica non è più un extra. È un asset. Oggi è come il Wi-Fi negli hotel: se non ce l’hai, la gente potrebbe chiedersi in che anno sei rimasto.

Sagelio progetta soluzioni su misura per rendere la mobilità elettrica accessibile, visibile e sostenibile. Ma questo, se vuoi, te lo raccontiamo un’altra volta.

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